Halloween, la festa dei morti più conosciuta al mondo, ha radici antiche e affascinanti che si rispecchiano anche in molte tradizioni italiane. In Sardegna, l’antico culto delle anime dei defunti viene celebrato in modo unico, specialmente a Sinnai con la tradizione di "Is Panixeddas". Scopriamo come i bambini sardi rendono omaggio ai loro cari scomparsi il 1° novembre, in una celebrazione ricca di significato e antichi rituali.


Halloween: una tradizione che accomuna mondi diversi

Halloween, divenuta ormai una celebrazione globale, è strettamente legata a tradizioni antiche che coinvolgono il culto dei morti e delle anime trapassate. Anche in Sardegna, isola ricca di cultura e folklore, si trovano usanze che riecheggiano questa ricorrenza. In particolare, Sinnai custodisce e rinnova l’antica tradizione di "Is Panixeddas", una versione locale e autentica di "dolcetto o scherzetto", che si svolge ogni anno nella mattina del 1° novembre.

La tradizione di "Is Panixeddas" a Sinnai

Il 1° novembre, i bambini di Sinnai bussano di porta in porta chiedendo "Is Panixeddasa", cioè una piccola offerta in cambio di una preghiera per i defunti. Questo rito, che si svolge esclusivamente nel giorno di Ognissanti, si contraddistingue per la sua atmosfera dolce e rispettosa. Le offerte, quasi sempre generi alimentari come caramelle, cioccolatini, frutta secca, castagne e dolci tipici, vengono date ai bambini, che a loro volta pregano per i cari defunti della famiglia ospitante. Il termine "panixeddas" deriva dallo spagnolo e significa appunto “piccola offerta”, un lascito culturale che dimostra l’antica influenza spagnola sull’isola.

Le varianti di una tradizione antica in tutta la Sardegna

Sinnai non è l’unico paese sardo che mantiene viva questa usanza. Infatti, in altre aree della Sardegna si celebra il culto dei morti con nomi e usanze diverse: “Is Animeddas” e “Is Panisceddas” nel sud dell’isola, “Su ‘ene ‘e sas ànimas” o “su Mortu Mortu” nel nuorese, e “su Prugadòriu” in Ogliastra. Sebbene i nomi e le date possano variare leggermente, lo spirito della festa rimane lo stesso: i bambini si travestono da piccoli fantasmi e, con canti e filastrocche in lingua sarda, chiedono doni per le “anime dei defunti”.

Usanze e simboli condivisi: dalla tavola apparecchiata alle zucche scolpite

Una tradizione particolarmente affascinante è quella di lasciare la tavola apparecchiata per i defunti per tutta la notte. Le credenze vengono lasciate aperte affinché le anime dei cari scomparsi possano trovare cibo e conforto. Questo gesto simbolico rappresenta il desiderio di mantenere un contatto spirituale con i defunti e di onorare la loro memoria.

Un altro elemento comune, tanto ad Halloween quanto alla festa sarda dei morti, è l’uso delle zucche. In passato, queste venivano svuotate e scolpite in forme spiritate per creare un’atmosfera magica e divertente. Questo richiamo visivo, simile a quello delle celebrazioni anglosassoni, serve a far riaffiorare il legame tra i vivi e i morti, celebrando la transizione tra il mondo visibile e invisibile.

Un invito alla generosità e alla memoria dei defunti

Quando il campanello suona, quindi, ricordiamo l’antica tradizione di "Is Panixeddas" e accogliamo questi piccoli "spiriti" con generosità. Questo semplice gesto rappresenta un legame affettuoso con i nostri defunti e contribuisce a tramandare alle nuove generazioni un’usanza carica di storia e spiritualità.


La tradizione di "Is Panixeddas" a Sinnai ci ricorda l’importanza del culto dei morti nella cultura sarda, una celebrazione che affonda le sue radici in epoche remote. Sebbene Halloween sia oggi una festa diffusa a livello mondiale, in Sardegna la memoria dei defunti si esprime in modo unico, rendendo questa festività un momento speciale di riflessione e condivisione.




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