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Di Veronica Cannas
La Sardegna è una terra fertile, ricca di vegetazione e materiali naturali quali giunco, raffia, asfodelo, vimini, palma nana e paglia, proprio per questo la nostra terra è famosa e ricercata per la preziosa cestineria per cui Sinnai vanta grande tradizione. Fin dai tempi antichi, si parla del periodo preistorico, era considerata una delle attività principali dell'uomo e sopratutto della donna che reperiva il materiale utile inizialmente essicandolo, dividendolo a listelli e pulendolo dalla parte centrale. Il cestino sardo nasce da una spirale iniziale che verrà coperta da “S'IMPANNA” (un pezzo di stoffa più o meno prezioso) che costituirà il fulcro e il centro del cesto. Nella tradizione Sinnaesa incontriamo diversi tipi di cestino: SA CROBI E SA CROBEDDA a costa alta, SU PALLINI, SA PALLINEDDA E SU CANISTEDDU a costa bassa, SU COFFINU molto ampio a costa alta bombata con coperchio e spesso imbottito internamente con raso rosso, SA CRANISTA usata per riporre i corredini dei neonati e SU CIULLIRU, della stessa forma "de su pallinu" ma con lo sfondo realizzato con soli steli di grano e veniva usato nelle faccende domestiche. Con il trascorrere del tempo i cestini hanno subito dei cambiamenti d'uso, se prima i cestini avevano una destinazione d'uso più semplice e casalinga, oggi sono considerati pezzi preziosi e di arredo. La tradizione della cesteria sinnaesa perdura ancora grazie alle sapienti mani di ragazze che lavorano e creano ogni giorno dei preziosi capolavori di tradizione sarda. A questo proposito di seguito proponiamo l'intervista a Caterina Meloni, giovanissima cestinaia che con dedizione e costanza porta avanti questa nostra preziosissima tradizione.
V.C. «Come pensi che il Comune possa portare avanti e valorizzare questa tradizione?»
C.M. «Sarebbe interessante da parte del Comune valorizzare maggiormente questa tradizione abilitando dei corsi che possano coinvolgere tutta la popolazione e in particolar modo i giovani. Ricordo che tempo fa, nel Comune di Maracalagonis, erano stati abilitati dei corsi propedeutici di cestineria per bambini, un buon modo per instillare in queste piccole grandi menti l'amore per le tradizioni sarde. Vorrei aggiungere, inoltre, l'importanza in questo ambito delle persone anziane, dei loro insegnamenti sarebbe importante farne tesoro.»
V.C. «Cosa ti ha portato a intraprendere questa strada?»
C.M. «È nato per caso seguendo un corso, con il tempo mi sono resa conto che mi piaceva e ho continuato; credo di essere migliorata.. ma ho ancora tanto da imparare! Mi sento molto onorata di poter perpetuare questa tradizione e poter forse un giorno insegnarlo a mia volta ad altre giovani.»
V.C. «A questo proposito, in che maniera, secondo te, questa attività potrebbe trasformarsi in un vero e proprio lavoro?»
C.M. «Potrebbe diventare un lavoro se si trovassero i giusti “appigli”, anche se in realtà non sarà mai retribuito come davvero dovrebbe, dato che la realizzazione di un cestino richiede varie fasi e tanto tempo; il buon turismo sarebbe un inizio, bisognerebbe puntare proprio su questo e fare conoscere così la nostra fantastica cultura a tutti»
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Prof Alfonso Ligas
Nato a Sinnai nel 1904 , si laureò in medicina nel 1929 . Iniziò la sua carriera che nello spazio di 32 anni lo portò a coprire incarichi prestigiosi e ad accattivarsi la stima il rispetto e l’amicizia dei più grandi nomi della medicina in campo nazionale e non. Scelse di rimanere a Cagliari , tra la sua gente , umile e fedele servitore d’una realtà , quella dei sofferenti , alla quale si sentiva particolarmente vicino . La sua storia è la favola del giovane orfano che con sacrificio suo e dei familiari aveva saputo affrontare e vincere le difficoltà d’una vita non certo facile , che ha commosso intere generazioni . Il suo ricordo è ancora vivo nelle numerose persone che lo hanno conosciuto e che , sono ancora in tanti , devono a lui il privilegio e la gioia di essere ancora in vita. A questo proposito ricordiamo soprattutto i due episodi che gli diedero fama nelle riviste scientifiche di tutto il mondo , quando , negli anni quaranta , intervenendo d’urgenza a cuore aperto su due pazienti che si presentarono al pronto soccorso con il cuore lacerato da ferite da taglio , riuscì con prontezza coraggio e profonda conoscenza dell’arte medica , a restituire ai due sfortunati il dono della vita che ancora conservano. Ma di lui si ricordano tanti episodi e , sicuramente indimenticabile in chi lo vide , l’immagine del chirurgo che , scalzo e con i piedi gonfi , in condizioni più che precarie , al riparo delle grotte , operava i troppi feriti di una Cagliari martoriata dai bombardamenti . Il 7 maggio del 1961 all’età di 57 anni il professor Ligas fu stroncato da un infarto. Quel giorno la scienza medica perse uno dei suoi più illustri rappresentanti. Ma la gente , la sua gente perse un amico , un uomo che pur nella sua celebrità aveva saputo conservare doti di umanità e umiltà. Tutta sinnai pianse l’uomo che sempre aveva avuto una mano tesa , un gesto di solidarietà , una parola di conforto e di speranza. I cittadini vollero restituirgli quell’affetto che da sempre lui aveva avuto per il suo paese, per i suoi amici ( che non dimenticò mai), per la sua gente con la quale amava trascorrere i giorni di festa. Il suo ricordo è ancora vivissimo nella memoria di molti. per celebrare le sue qualità di studioso ed esimio professionista è stato collocato un busto nell'atrio dell'ospedale San Giovanni di dio a Cagliari. A questo illustre concittadino Sinnai ha dedicato una strada e un busto collocato nel municipio.*
*Estratto dal libro Sinnia, sinniesas e sinniesus di Angelo Perra
Alfonso Ligas nacque a Sinnai, in provincia di Cagliari, nel 1904 e si laureò nell’Università di Cagliari nel 1929 con pieni voti. Si dedicò subito alla chirurgia; nel 1931 fu nominato Assistente volontario dell’Istituto di Patologia Chirurgica di Cagliari e subito dopo Assistente Incaricato della Clinica ove, nel 1934, fu Assistente di ruolo e nel 1941 Aiuto. Nel 1944 divenne Primario della Divisione chirurgica degli Ospedali Riuniti di Cagliari, successivamente allievo di Baggio, di Forni, di Valdoni e di Putzu. Libero Docente in Patologia Chirurgica e in Clinica Chirurgica. Aveva tenuto con onore l’incarico dell’insegnamento della urologia confermatagli per quattro anni dalla Facoltà Medica di Cagliari e quello della anatomia patologica per un anno sempre nell’Università cagliaritana. Ligas non aveva avuto una vita facile; rimasto orfano in tenera età, con molti sacrifici aveva saputo affrontare molte difficoltà per giungere alla laurea. Lasciata dopo 14 anni la carriera universitaria, si impose come chirurgo valente e organizzatore, portando ad alto livello, con le caratteristiche della modernit, la Divisione Chirurgica degli Ospedali di Cagliari, che aveva dedicato alla sua venerata Mamma. Divenne famoso operando d’urgenza una ferita del cuore da arma bianca. Idolatrato nel piccolo paese di Sinnai, dove era nato, fu fondamentalmente un generoso e dimostrò nell’esercizio della professione doti tecniche non comuni. Morì a 57 anni, proprio quando aveva raggiunto una posizione di primissimo piano, che poteva compensarlo di tutte le difficoltà che aveva superato e vinto. Era socio della Società Italiana di Chirurgia dal 1939 e partecipava con assiduità alla vita Scientifica dei Congressi.**
**Estratto da CENTO ANNi di ChiRuRGiA Storia e Cronache della Chirurgia italiana nel XX° Secolo di Eugenio SANTORO e Luciano RAGNO
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Don Cadeddu era solito invitarci a cena, quando il peso degli anni ancora non gli impediva di cucinare, apparecchiare e trascorrere con alcuni sacerdoti delle bellissime serate.
Stava molto bene con i preti giovani, i quali nutrivano per lui una grande venerazione. E’ stato un uomo gioviale, amante della compagnia, capace di rallegrare con ricordi e battute tutti quei momenti nei quali ci si incontrava per chiacchierare e stare insieme.
È stato viceparroco a Pula dal 52 al 59, dove, lo posso dire, è ricordato con grande affetto e molto amato; viceparroco a Villasor fino al 1960 e parroco a Ortacesus fino al 1968. Dal 1971 ha vissuto a Sinnai per motivi di salute. Ha celebrato con fedeltà tutti i giorni la S. Messa delle 8.30 e la Messa dei bambini, la domenica.
Da chierichetto mi piaceva servire la sua Messa, durante le vacanze estive. Era necessario aiutarlo perché, ogni volta, per salire e scendere il gradino della sacristia, aveva bisogno di poggiarsi sul braccio. Facevamo a gara per prestare il braccio a don Cadeddu. È stato un Sinnaese doc, amante della cultura sinnaese, amatissimo dai sinnaesi per il suo tratto elegante e paterno. Anche nel sorriso lasciava trasparire la bellezza della misericordia di Dio. Per questo la fila al suo confessionale è stata una costante per tutti gli anni in cui ha esercitato il suo ministero, qui in parrocchia. Non esito a dire che a Sinnai la gente si confessa, perché ha goduto per più di trent’anni della presenza di un confessore instancabile. Anche quando si è ritirato nella casa di riposo, ha continuato ad accogliere tutti, soprattutto per le confessioni. Dignitosissimo, sempre ordinato nel vestire, non si faceva mai mancare due cose: un candido fazzoletto profumato con qualche goccia di colonia, che tirava fuori dalla tasca e usava solo ed esclusivamente per la celebrazione della Messa e una mentina che metteva in bocca prima di recarsi al confessionale, perché, mi diceva: «noi sacerdoti dobbiamo parlare con tanta gente e dobbiamo presentarci sempre a posto».
Era appassionatissimo della cultura sarda e in modo particolare dell’idioma sardo. Ci teneva tantissimo a sostenere che il sardo non è un dialetto, ma una lingua neolatina. Molti autori in lingua sarda facevano riferimento a lui prima di pubblicare le loro opere. Parlava un sardo forbito, elegante, ricercato nella terminologia. Le sue omelie in lingua sarda le ricordiamo tutti con grande affetto. Per me, nutriva un affetto particolare; è stato un padre. Ricordo ancora l’emozione, nel momento in cui, appena ordinato sacerdote mi baciò le mani con grande devozione. Ho avuto la gioia di poterlo incontrare, per anni, quasi ogni mercoledì.
Ho sempre trovato in lui un esempio autentico di vita sacerdotale e di amore a Gesù Cristo e alla Chiesa. Aveva una grande devozione per la Madonna e per il sacratissimo cuore di Gesù. A lui ho potuto raccontare le mie pene e le mie gioie. A lui ho confessato i miei peccati. Da lui ho ricevuto grande consolazione e sprone per camminare, senza stancarmi, nella vocazione. Ho ascoltato le sue confessioni, inizialmente con un po’ di imbarazzo. Ricordo che la prima volta che mi chiese di confessarlo, ero prete da un giorno. Non comprendevo che per me sarebbe stata una grande grazia. Come hanno titolato i giornali, «se n’è andato un pezzo di Sinnai». Aggiungo: è tornato in paradiso un prete buono che ha donato se stesso per la Chiesa, a tempo pieno. Ha ascoltato l’ultima confessione del suo ultimo penitente, qualche ora prima che tornasse al Padre, per godere in eterno della Sua infinita misericordia.
don Marcello Loi
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E' piazzata in terra, senza alcuna indicazione, sembra una pietra messa li per caso, dalla forma un po bizzarra e con un pezzo di cemento dentro. In realtà è un seme della pace, un'opera dell'artista Pinuccio Sciola, deceduto nel 2016. Siamo stati a rivederla proprio il giorno in cui Pinuccio ci ha lasciato il 13 maggio 2016. Quest'opera si può ammirare nella piazzetta Dessì detta anche piazzetta verde a Sinnai. L'opera dell'artista di San Sperate è stata posizionata nella piazza Domenica 9 Ottobre 2011 in occasione della manifestazione "Le Piazze della Solidarietà". L’anno 2001 fu proclamato dall’ONU Anno Internazionale del Volontariato e, a 10 anni di distanza fu proclamato l’Anno europeo 2011, dedicato al volontariato, sotto lo slogan “Volontari! Facciamo la differenza!” Il CSV Sardegna Solidale donò ad ogni Comune che ospitava un Sa. Sol. Point un “Seme della Solidarietà” (opera del compianto artista Pinuccio Sciola). Noi eravamo li. A testimoniarlo le foto della nostra Silvia Palmas
Vicino all'opera vi era anche questa targhetta "Il volontariato lascia un seme di solidarietà", ma probabilmente il solito vandalo di turno ha pensato di farla sparire.
Nel giorno dell'installazione dell'opera le associazioni di volontariato di Sinnai e del territorio si incontrarono con gli amministratori locali e i cittadini nella Sala consiliare del Comune.
A prendere la parola sono stati il sindaco di Sinnai Maria Barbara Pusceddu, di Settimo San Pietro Costantino Palmas, di Selargius Gian Franco Cappai, di Monserrato Giovanni Argiolas, l’assessore comunale all’associazionismo Roberto Demontis, l’artista scultore Pinuccio Sciola, il presidente del CSV Sardegna Solidale Gian Piero Farru e i rappresentanti delle associazioni di volontariato del territorio. Il referente del Sa.Sol. Point n° 10, signor Nicola Isoni si occupò di coordinare i lavori.
Il "Seme della solidarietà” venne benedetto da Don Walter Onano” e all'inaugurazione partecipò anche la Banda musicale “G. Verdi” di Sinnai.
Ora l'opera è sempre lì, ma chi non ha partecipato alla cerimonia di 5 anni fa, non sa cosa sia. Non c'è nessun riferimento che possa dare risalto ad un'opera simile. Ci auguriamo che prima possibile chi di dovere, provveda ad installare almeno un cartello con la descrizione dell'opera. Facciamolo per Pinuccio. <3
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Po cali scopu signora* / As costituiu s’amori / cun dus ominis suspettus / Funt cosa chi no staint / A su mancu fessint bonus / Ca cun Sarbodoricu Serra / Ddis emus a nai coru miu / Ma faint tropu disfortuna. / Rima / De certus donus chi faint onori / Oi biu una terra possessora.
La foto che vedete risale al '800 e ritrae (l'uomo sulla destra con la pipa) uno dei più grandi poeti del campidano: Raffaele Murgia noto Allicu 'e Seui. Nato a Sinnai nel 1851 Allicu è stato uno dei più grandi poeti improvvisatori "Cantadoris" del periodo a cavallo tra l'800 e il 900. Si è spento a Cagliari nel 1917 ma il suo ricordo rimane ancora vivo. Per non dimenticare questo grande artista, proponiamo un articolo in lingua Sarda scritto da Giovanni Cadeddu per il periodico "Questa Sinnai" nel 1995.
Po Regordai Alliccu Seui - Raffieli Murgia -
"E' Nasciu in Sinnai su 1851, Fillu de Giuanni Murgia e de Arrita Origa. Giuanni Murgia puru, fiat nasciu in Sinnia, de babbu seulesu e po cussu is sinniesus ddi naranta Giuanni de Seulu. Comenti siant arribaus in Sinnia e in is ateras biddas a ddu zerriai cun su nomini de Seui est facili a du cumprendiri su passaggiu: Seulo est diventau Seui, forzis poitta fiat prus facili e sonat mellus sa pronunzia. Su babbu Giuanni de Seulo, dd'hiat mandau a iscola e fiat arrenesciu a fai sa terza elementari: a i cussu tempus fiat una grandu sorti arribai a fai tres annus de scola e poi sa terza elementari de inzandu, baliat prus de sa terza media di hoi. Issu cun custu piticu studiu fiat lompiu a si fai una certa cultura chi ddi permittiat de si esprimiri cun d'una nodia eleganzia e genitlesa. Fiat unu segnori, Si scidi chi fiat un "autodidatta" poitta segundu cantu riferiat sa genti de su tempus suu em spezialmenti cantu demostrant is operas suas, issu fiat meda eleganti e dilicau. S'impleu suu, fiat s'arti de su sabateri chi hiat imparau de pitica edadi e po totu da vida dd'hat sighiu e de cussu traballu, har pesau sa familia chi fiat bastanti manna. Si fiat sposau duas bortas, sa primu mulleri si narada Bellanna Cinus de Fluminimaggiori. De cussa coja, fiat nasciu unu fillu: Giuannicu. Sa segundu melleri fiat sinniesa, netta de su famosu Sarbadoricu Serra e di naranta Mariannica Serra e de issa, hiat tentu ottu fillus: cincu mascus e tres feminas. Antonicu, Lazzarinu, Petrinu, Lillucu, Guglielmu, Battistina, Virginia e Giulia. Su fillu piticu Giuglielmu est diventau preziau maistu de musica e nodiu direttori de banda e de corus. In Sinnia hat lassau grandu fama de poeta e cantadori de talentu, ancora hoi est regordau e portau a nomini po s'estru aici nodiu, chi issu hat coltivau in totu su cursu de sa vida sua. Fiat maistu acclamau e venerau, no solu de is appassionaus, ma ancora de is aterus cantadoris, tanti chi medas si onoranta de cantai cun issu e, prus che totu, de ddu tenni coment' e maistu. A su donu de cantadori geniali si accumpangiada s'eleganzia e sa megestadi de sa persona sua, cun sa grazia e i s'armonia de sa boxi sonora, chi arricchiat su cantu suu e ddu rendiat aici attraenti chi sa genti, piticus e mannus, curriat cun gosu e prexeri po ddu intendi no si arrosciat de ddu ascultai. Teniat una boxi baritonali e candu agatada sa cuncordia giusta, fiat propriu una delizia a dd'intendi. Cicitu Farci de Casteddu si gloriada de d'essiri tentu a maistu e candu ddu regordada si cummoviat e ddu nomenada cun venerazioni. Efisinu Loni puru ddu riconosciat poeta e cantadori mannu cummenti Felicinu Pisu de Settimu. Aterus chi dd'hant sempiri ammirau e sighiu funti: Francischinu Lai, Sitzia, Muddia, Murru, Marini, Cambarau, Liga, Maxia Luiginu, Serra Arrulareddu, Piras pasquali, Battista Dessì, Caredda e Vitali Murgia, Ceserinu Coccu, e naturalmenti cus is prus antigus, hat accuttu a cantai cun is Pillais, Sarbadori Serra e Pilleri. Fiat allievu de Sarbadori Serra de Sinnia, de issu fiar puru nebodi de parti de sa segundu mulleri chi ddi naranta Marianicca Serra. In su 1883 a Quartu, hiat improvvisau custu mutettu, a sa fini de sa carriera sua, essendi giai avanzau in is annus, donendi sa consigna a su giovunu Alliccu Murgia: Rima: Tui Murgia, atura a su postu miu / Ca deu na pensu prus de dd'occupai / Allicu sustenni s'imperu miu / cumenti dd'hapu sustenniu deu. De Candu fiat su principiu de sa carriera sua, hiat issu demostrau cantu fessit de appreziai su stili e i sa poesia chi cun tantu vernia issu renesciat a improvvisai. Cumponiat e cantada cun grandu prexieri e gosu de is ascultantis. Parit chi habiat cumpostu prus de centu canzonis. E is mutettus no si contat: si creit chi ndappat improvvisau prus de cinquantamila muttetus. Hat icumenzau a cantai de candu teniat sex' annus. Fiat brillanti candu cantada e amada prus che aturu sa lirica, ma in certas circustanzias, usat puru sa satira. Totu su patrimoniu de is operas suas s'est perdiu, sunti aturadas pagus canzonis e is metettus de is garas chi sunti stadas stampadas.
Il testo è stato estratto dalla redazione facendo riferimento alla relazione dell'autore al convegno de "Su bentu Estu" del 15 dicembre 1995 a Sinnai.
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