La crisi economica globale portata avanti dal coronavirus ha reso molto più complicata la vita in Italia ed in Sardegna, due luoghi che già erano stati ampiamente colpiti dalla crisi finanziaria globale avvenuta durante il corso del 2009.
Ci sono settori che hanno ricevuto colpi davvero brutali alla loro economia e settori che invece sembrano aver retto in maniera importante.
Uno di questi è mondo del gioco online, settore rimasto praticamente immutato se non ancora di più ingrandito in seguito all’arrivo della pandemia.
Diverse analisi fatti da esperti e diverse inchieste finivano per stimare la spesa pro capite nel mondo delle slot all’interno di alcuni specifici comuni della Sardegna entro qualche centinaio di euro.
Sono numeri del genere a dare senso alla scelta del governo di far ripartire rapidamente tutti i meccanismi relativi alle lotterie di stato, tutti giochi che fruttano cifre incredibili al solo pensiero. Non sono in molto a sapere coscientemente che tutto l’apparato del gioco nel governo fa fruttare alle casse nazionali qualcosa come 100 miliardi di euro all’anno.
La cifra è davvero imponente ma la cosa che fa ancora più impressione è che essa è pari praticamente al 5% del nostro prodotto interno lordo; la Sardegna a questo cifra collabora in maniera minimale, per circa un miliardo e mezzo. Il calcolo viene fatto unicamente tenendo conto dei giochi fisici, lasciando da parte tutto quello che riguarda il gioco online.
Il caso (o più la contingenza) vuole che sia proprio il gioco online a farla da padrone da un paio di anni a questa parte se parliamo di ricavi per il settore.
L’arrivo del coronavirus ha infatti modificato il panorama in maniera importante.
I numeri che abbiamo detti prima, se analizzati in prospettiva insieme ai risultati che vengono ottenuti dai casinò fisici, diventano ancora più interessanti da tenere in considerazione.
Se soltanto la nostra regione vale un miliardo e mezzo senza alcun tipo di luogo “fisico” per chi ama giocare ad alti livelli perché non creare una struttura apposita come un casinò?
Il settore dell’online, in un certo senso, sta cercando di mitigare questa problematica attraverso la creazione dei cosiddetti livegame, ovvero di giochi dove l’esperienza tenta di essere quanto più realistica possibile.
Perché non andare a sostituire questo genere di palliativi con delle esperienze di primo livello? L’idea è che questo genere di comportamento non andrà ad inficiare il mercato attualmente esistente ma anzi, andrà a capitalizzare su tutto quel turismo che per molti sta spersonalizzando e uccidendo un po’ lo spirito dell’isola.
Se i migliori bookmaker per le scommesse estere non verranno toccati dalla nascita di eventuali casinò fisici è perché, finora, ogni proposta sul tema si è orientata verso un mercato legato al mondo del lusso.
La primissima proposta fu fatta durante il corso del 2009 dal ministro al turismo con l’idea di realizzare trenta casinò sparsi in tutta la Sardegna.
Questi casinò, posizionati all’interno di ogni albergo a cinque stelle, sarebbero servizi per aumentare il fascino degli alberghi di lusso, andando così a generare un vero e proprio turismo parallelo legato a questo genere di attività. La presenza di un turismo ricco, fatto di yacht di petrolieri ed oligarchi, resta ancora forte in Sardegna ma la mancanza di una spinta imprenditoriale ha sempre tarpato le ali a questo genere di idea.
Resta ancora vaga l’idea della creazione di una vera e propria Las Vegas galleggiante: il progetto avrebbe dei vantaggi legislativi perché, sostanzialmente, attraccherebbe soltanto in città come Cagliari, Arbatax, Alghero, Oristano o Porto Torres, permettendo poi alle leggi sulle acque internazionali di fare il resto.
Cosa manca per far avverare questo progetto? Un numero di armatori sufficienti a finanziare questo genere di proposta non è stato mai trovato e, sopratutto, c’è reticenza da parte della popolazione locale ad accettare un qualcosa del genere. Chissà che la crisi economica non faccia ricredere i più.
Negli ultimi giorni il governo ha ricominciato a spostare la propria attenzione anche verso il mondo del calcio, arrivando a proporre una chiusura degli stadi per riuscire a contenere la situazione. Questa proposta arriva dopo la decisione di ridurre la capienza del 50%, considerata ancora troppo elevata per salvare la Serie A.
Attualmente non è ancora presente un verdetto definitivo, tuttavia, il governo ha suggerito ai club di decidere autonomamente la possibilità di giocare a porte chiuse sulla base della situazione generale. L’idea sembra essere particolarmente appoggiata dal Ministero della salute, tuttavia, pare che i club non abbiano intenzione di perdere nuovamente gli introiti, già ampiamente compromessi, derivanti dagli stadi.
Questo disaccordo tra ministero e società di calcio potrebbe portare il governo a prendere una decisione più dura, dettando la linea per tutte le squadre, arrivando a imporre la chiusura degli stadi, anche se per ora non è ancora stato pubblicato un verdetto. Tale decisione andrebbe a compromettere le restanti giornate di Serie A che, come mostra la piattaforma di scommesse calcio William Hill, sono ricche di partite fondamentali per decretare il vincitore del campionato, imperdibili da tutti coloro che tifano e scommettono sulla propria squadra del cuore.
Molti giornalisti ed esperti si stanno chiedendo se le società di Serie A siano in grado di sopportare un’altra chiusura considerati gli effetti quasi disastrosi degli anni passati. È certo che molte delle squadre non siano nella situazione finanziaria migliore. La maggior parte dei top club come Milan, Inter e Juventus presentano un bilancio in rosso, anche se gran parte dei debiti sono a lungo termine, con una percentuale relativamente ridotta a breve termine.
Nello specifico, la Juventus è la prima squadra per debiti, con un valore totale di -389 milioni, seguita dalla Roma a -299 milioni. Più in basso troviamo le squadre milanesi. L’Inter ha un debito di -244 milioni, mentre il Milan -103 milioni. Una grande fetta di debiti è stata peggiorata dalla situazione dei due anni passati, tanto che è stata stimata una perdita totale per il calcio italiano di 1 miliardo di euro.
Considerata la situazione, è ragionevole pensare che le squadre non vogliano perdere gli introiti importanti derivanti dai biglietti, anche se la chiusura degli stadi potrebbe essere più imminente di quanto sembri date le maggiori restrizioni che stanno interessando praticamente tutti i settori. È certo che una chiusura prolungata avrà un effetto estremamente negativo sulla maggior parte delle società di Serie A.
Le partite di livello nazionale non sono le uniche che stanno subendo delle restrizioni, dato che anche il calcio dilettantistico a livello regionale è stato momentaneamente fermato per consentire una ripresa in maggiore sicurezza. In Sardegna, tutti i campionati di calcio dilettantistico sono stati sospesi per 2 settimane.
Nella comunicazione del comitato regionale sardo si può leggere che durante le due settimane di sospensione è consentito alle squadre di continuare ad allenarsi rispettando le varie misure di sicurezza. È stato consentito anche di organizzare alcune partite di recupero, motivo per cui sono state invitate le delegazioni provinciali a procedere con l’invio di un loro comunicato ufficiale per prendere le decisioni insieme alle società di calcio interessate.
Che differenza c’è tra disdetta e recesso? Per molti consumatori questi termini sono scambiati per sinonimi quando in realtà celano enormi differenze. Per cominciare chiariamo subito che la disdetta è un atto unilaterale che blocca il rinnovo tacito di un contratto di durata come abbonamenti, locazioni ecc… mentre il recesso è uno scioglimento che avviene in corso.
Secondo quanto suggerito dal portale Disdetta Semplice, comunicare una disdetta serve a manifestare la volontà di non procedere con un contratto di durata e prevede clausole apposite che caratterizzano tale atto recettizio. Si chiama così perché produce effetti solo quando la disdetta viene ricevuta dal destinatario. Il recesso è una forma differente, che prevede l’interruzione del contratto quando questo è ancora in corso e, quindi, prima della sua naturale scadenza.
I contratti prevedono l’obbligo di comunicare la disdetta entro un preciso periodo di tempo noto come preavviso. Se l’utente ritarda la pena è il rinnovo automatico del contratto, come avviene spesso per gli abbonamenti online con pagamento automatizzato.
Inoltre la nostra giurisprudenza ha chiarito che la disdetta si ritiene efficace solo quando il destinatario né giunge a conoscenza prima della scadenza prevista dal contratto. Pertanto i modi con cui si comunica tale decisione, sempre nel rispetto dei tempi di preavviso ammessi, prevedono l’utilizzo di strumenti che certifichino la data di ricezione come raccomandata A/R e PEC.
Il recesso è subordinato alla presenza di determinati presupposti e può rivelarsi decisamente più spinoso rispetto alla disdetta. Di solito prevede che una delle due parti desideri interrompere la continuità di un contratto e questo comporta una serie di problematiche per ciò che riguarda le conseguenze.
Se le leggi a tutela dei consumatori rendono sempre possibile la disdetta e l’interruzione di un servizio è vero anche che recedere da un abbonamento sottoscritto e firmato non è così semplice. Tutto dipende dai fatti e dalle modalità previste dallo stesso contratto o dal mancato rispetto delle clausole da parte di una delle due parti.
Quando firmiamo un contratto, infatti, ci impegniamo a rispettare i nostri doveri e ad adempiere alle clausole in esso contenute. Per questo prima di procedere è bene rileggere attentamente il contratto e comprendere quali modalità sono ammesse.
I termini e le modalità di disdetta sono sempre indicati nel contratto. Se un consumatore vuole esercitarla bisognerà verificare in che modo sono espresse tali modalità e cosa è stato preventivamente concordato all’atto della firma.
È necessario verificare la durata del preavviso richiesto per depositare una disdetta valida, tenendo conto che è la questione centrale per il suo espletamento. Difatti la comunicazione attraverso cui il consumatore dichiara il diritto di impedire il rinnovo tacito del contratto deve giungere al destinatario prima della scadenza prevista dallo stesso contratto.
Se il contratto prevede tempi ristretti per l’invio di tale comunicazione, quindi, sarà preferibile attivarsi con un certo anticipo rispettando le modalità richieste e procurandosi le prove dell’invio di tale volontà. Ecco perché è sempre preferibile utilizzare la PEC o la raccomandata con ricevuta di ritorno.
Quest'anno a Sinnai le luminarie natalizie scarseggiano... e molti cittadini si lamentano e si chiedono come potrebbe essere illuminata Sinnai con diverse "luminarie" natalizie.
Sui social si rispolverano vecchi ricordi, come le luminarie "falliche" che dovevano rappresentare delle candele, ma in realtà sembravano tutt'altro.
Sono passati ben 11 anni dallo storico natale 2010 quando questi "Menhir" decoravano Via Trieste.
E a proposito di Menhir, dall'archivio dello storico settimanale "Questa Sinnai" riproponiamo questo simpatico articolo in limba di Mario Spina
20 Dicembre 2010
Is antigus o prenuragicus iant seminau su territoriu sardu de custus “menhir”, scultura lapidea prus o mancu grezza, a forma e simbulus de “catzzu”; probabilmenti fiant simbulus religiosus de onorai o adorai cun ritus adeguaus a cussa antighidadi.
Invecis is modernus e precisamenti is Sinniesus de oi, chi olint biri calenc’una cosa chi dd’assimbilat, podint andai in via Trieste a Sinnia, e fai calencuna andada e torrara asutta de is’insegnas natalizias ( luminarias) chi ddu ant apiccau, (chini ?)
Is preistoricus de s’era prenuragica po motivus anti cumprensibilissimu no podint essi accusaus po sa mancanza de fantasia. Antzis! A su contrariu, depint’essi ammiraus e apretzaus puru po sa capacidadi artistica chi anti scipiu esprimi!
Ma ita depeus nai de sa fantasia de chini at progettau e fattu ponni is insegnas natalizias aundi eus nau prima?
Chini at scrittu custas pagu rigas, po crosidadi personali at preguntau unu buttegheri de sa via Trieste, a propositu de cussas luminarias, nendiddi : “Ita ndi pentzas de sa fantasia de su progettista de custas insegnas natalizias?”
Ari respundit: “No mi ddu domandisti! Tottus a forma de “catzzus” ! Su progettista depit essi propriu unu cultori de sa “Fallocrazia”.
Augurius sincerus e bonas festas a tottus is Sinniesus e “soprattutto” a chini bivit in via Trieste. E a is’istrangius raccumandu de benni a Sinnia po ammirai is luminarias nostras !
Metadi de mes’ ‘e Idas 2010